Il mondo del dopovirus potrà essere migliore

di Angelica Radicchi

 

In questo breve articolo mi permetto di condividere alcune riflessioni che traggono ispirazione dalle parole del Presidente Giacomo Ronzitti. Un interessante punto di partenza è un video che, nelle ultime settimane, è diventato – non c’è miglior modo di dirlo – virale. Nel 2015 Bill Gates tenne un TEDTalk in cui affermò che la più grande minaccia del futuro non sarebbe stata la guerra, ma i microbi. Se fino ad allora gli eserciti di tutto il mondo erano stati addestrati attraverso simulazioni di guerra, da quel momento in avanti si sarebbero dovute organizzare delle “simulazioni di germi” al fine di non arrivare impreparati a un’epidemia globale. La diffusione dell’Ebola, benché circoscritta, fu un banco di prova, come sottolineato da Bill Gates, che mise in luce l’inadeguatezza della sanità mondiale. A quanto pare, i consigli di chi – come scrivono ironicamente gli utenti – “ha avuto a che fare con i virus dai tempi di Windows 95”, non sono stati accolti con l’urgenza e la necessità che la pandemia in corso avrebbe richiesto.

Oggi ci troviamo a immaginare quale sarà, non il dopoguerra, ma il dopovirus; quali saranno gli effetti che questa grande sperimentazione di massa produrrà sui nostri stili di vita, sul modo di concepire il lavoro, l’apprendimento, la vita sociale e l’ambiente. Da questo punto di vista il COVID-19 sta facendo emergere una realtà innegabile: il benessere del pianeta richiede un profondo ridimensionamento delle attività antropiche, un ripensamento dei modelli di produzione e delle nostre abitudini. La correlazione tra la letalità del virus e l’inquinamento è la dimostrazione che nella battaglia per l’ambiente non c’è in gioco la sopravvivenza del pianeta, ma quella dell’uomo. Per questo il dopovirus potrebbe non essere un ritorno alla normalità, ma la costruzione di una nuova realtà, potenzialmente l’inizio di una nuova epoca storica. Questa pandemia, combinata alla rivoluzione tecnologica, potrebbe avere sul corso della storia la stessa capacità trasformatrice delle grandi rivoluzioni del passato. Come sostiene Gordon Lichfield, direttore del Mit Technology Review, potrebbe spingere gli Stati Uniti a pensare a un sistema sanitario più equo ed egualitario; dall’altra parte dell’oceano ha potenzialmente la forza di spingere il piano inclinato dell’integrazione europea verso un’accelerazione inaspettata, se la classe politica europea sarà in grado di evitare il precipizio. In tempi di guerra come questi, l’Unione europea deve più che mai dimostrarsi costruttrice di pace, deve assolvere alla sua ragione d’essere e dare prova che solo sotto il suo scudo possiamo affrontare sfide di questa portata.

La mia generazione e quelle successive subiranno l’impatto più duraturo delle trasformazioni economiche, politiche e sociali in atto. Se, come ha previsto l’Imperial College di Londra, si dovessero susseguire fasi cicliche di quarantena in un arco di tempo di 18 mesi, non sarà possibile posticipare a data da destinarsi le trasformazioni di cui si faceva cenno. Una percentuale sempre più importante delle nostre attività umane si trasferirà online e la mancanza del controllo sistematico del datore di lavoro sul tempo dedicato alle proprie mansioni potrebbe finalmente favorire la fine del rapporto fordista tempo-lavoro. Di conseguenza si aprirebbero gli spazi per definire un nuovo stile di vita in cui apprendimento, lavoro e riposo non sono più severamente divisi tra giovinezza, maturità e età della pensione, ma diventano parti armoniche e inseparabili della nostra esistenza. L’apprendimento sarebbe un costante esercizio per l’affinamento delle nostre competenze e il lavoro si libererebbe dalle coercizioni del tempo.   L’insegnamento, inoltre, potrebbe avvalersi di nuovi strumenti della didattica; dopo questa esperienza, che ha stravolto la scuola e l’università, il mondo dell’istruzione si troverà a riscoprire il piacere dell’apprendimento come esperienza collettiva e potrebbe cogliere l’opportunità di destrutturare lo spazio tradizionale dedicato all’insegnamento e allo studio per farne un ambiente dinamico, stimolante e in cui le peculiarità di ciascun individuo possono fiorire e prosperare.

Le grandi immissioni di denaro previste per risollevare l’economia dei Paesi europei potrebbero inoltre dare avvio alla sperimentazione di un meccanismo europeo di reddito di base incondizionato con l’intento di ridare ossigeno e speranza ai cittadini, in particolare a quelli più giovani. I tassi di disoccupazione giovanile, soprattutto nei Paesi del Mediterraneo raggiungono livelli preoccupanti. Una misura del genere, che date le circostanze supererebbe lo scetticismo di molti, avrebbe un incredibile impatto benefico sull’immagine e sulla reputazione dell’Unione europea. Sarà molto importante che anche il nostro Paese non si dimentichi dei suoi giovani. Dopo questa esperienza – che vede medici e infermieri appena laureati, o fatti laureare in tutta fretta, impegnarsi in prima linea per contrastare il coronavirus – continuare a richiamare in servizio i medici in pensione non sarà più accettabile. Quei medici e infermieri non chiederanno una medaglia al valore una volta che l’emergenza sarà terminata, ma lo spazio per continuare a esercitare la propria professione con il giusto riconoscimento.

La necessità di fare fronte all’impatto economico del virus potrebbe inoltre favorire una politica mondiale di ridistribuzione della ricchezza e il rafforzamento della governance globale. Il ruolo che l’Organizzazione mondiale della sanità sta giocando nel monitorare la diffusione del virus, garantire informazioni attendibili e fornire indicazioni agli Stati e la partecipazione attiva delle organizzazioni umanitarie transnazionali dimostrano la crescente rilevanza di attori non statali.

Questa esperienza potrebbe aprire questi e altri scenari a cui dovremmo dare la forma del futuro che immaginiamo per le generazioni a venire. Adesso è nostro compito sfruttare il tempo della riflessione. Sarà responsabilità di tutti cogliere questa occasione per costruire nuovi spazi di libertà e uguaglianza.

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.