Liliana Segre nasce a Milano da una famiglia ebraica. Orfana di mamma, morta quando aveva meno di un anno, venne espulsa dalla scuola a soli otto anni a seguito dell’emanazione delle leggi razziali in Italia. Nel 1943, con suo papà, cerca di fuggire in Svizzera, ma viene respinta dalle guardie di frontiera e consegnata alle SS.
A soli 13 anni, Liliana Segre, dopo una detenzione nelle carceri di Varese e di San Vittore, viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, da dove i suoi nonni paterni e suo papà non faranno ritorno. Dopo la “marcia della morte”, internata nel lager di Malchow, verrà liberata nell’aprile 1945.
Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti.
Per molto tempo, non ha voluto parlare della propria esperienza, fino a quando, nel 1990, ha deciso, in seguito ad una lunga malattia e tormentata “riflessione”, di diventare testimone. Da allora ha cominciato a incontrare centinaia di scolaresche, raccontando la sua “terribile esperienza” e il monito che viene dalla tragedia della Shoah.
Le sono state conferite due lauree honoris causa (in Giurisprudenza e in Scienze Pedagogiche) e, nel 2004, è stata insignita del titolo di Commendatore della Repubblica, su iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi.
Tra i libri in cui porta la sua importante testimonianza, ricordiamo Sopravvissuta ad Auschwitz, con la prefazione del Cardinale Enrico Maria Martini, di Emanuele a Zuccalà (Paoline, 2012), Fino a quando la mia stella brillerà, scritto con Daniela Palumbo (Piemme, 2015) e La memoria rende liberi, scritto con Enrico Mentana, (Rizzoli, 2015).
Nel gennaio del 2018 è stata nominata Senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel suo discorso tenuto in occasione della nomina ha affermato che “coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.