Per essere il più possibile esatti – di GB. Varnier

Le ricorrenti asserzioni aventi ad oggetto la tragica fine di Aldo Gastaldi Bisagno rivelano da parte di chi le alimenta diversi intenti. In modo prevalente si tratta di intenti politici e anche religiosi, ma non ultimo c’è quello della ricerca di un riscontro di ordine commerciale, attraverso la pubblicazione di volumi che, alimentati da campagne di stampa, giungono a promettere sensazionali novità.

Per perseguire quest’ultimo obiettivo si dimentica il fatto che lo storico non può sempre giungere alla verità, ma che comunque deve essere il più possibile esatto e fermarsi quando non ci sono elementi per andare oltre. Soprattutto non deve mai utilizzare testimonianze che non possono più trovare riscontro.

Per essere il più possibile esatti non si possono seguire illazioni e supposizioni e dare corpo ad interpretazioni distorte, mentre se si esprime una semplice convinzione non è necessario che ciò sia il prodotto di una accurata indagine. Ma in questo caso il convincimento non è ricerca storica, ma libera espressione del pensiero.

Tutti sanno che alla convinzione si può pervenire anche attraverso un processo emotivo che è il prodotto di un sviluppo di sentimenti, che – come nel nostro caso – partono dal fatto certo di una assurda disgrazia, per passare ad una fine misteriosa che apre la strada ad ipotesi inquietanti che sfociano nell’assassinio premeditato frutto di un complotto politico. Al termine di questo percorso l’ipotesi delittuosa viene presentata come una certezza.

Quanto poi alla divisione tra partigiani rossi e partigiani bianchi, per l’area del genovesato (al di là di singoli episodi) essa non trova riscontro nella realtà in considerazione del carattere unitario dell’intera Resistenza ligure.

Questa affermazione del carattere unitario non viene fatta ex post, ma è documentata in una memoria inviata il 6 maggio 1945 da Paolo Emilio Taviani ad Alcide De Gasperi. Nel documento, reperito nell’archivio dell’ILSREC e di prossima pubblicazione –  possiamo leggere quanto segue: “occorre dire che qui tutti i partigiani hanno fazzoletto rosso – anche gli anticomunisti – e il rosso non è simbolo di solo comunismo e socialismo, ma di antifascismo: è l’antinero”.

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.

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