La memoria del 25 aprile, quest’anno, risuona più potente ed essenziale che mai. In molti hanno detto che un’emergenza come quella che stiamo vivendo non ha precedenti nella storia repubblicana e alcuni hanno anche paragonato la lotta al coronavirus a una guerra.
Ricordare oggi la fine vittoriosa della guerra di Liberazione è un richiamo diretto, non metaforico, all’impegno che dobbiamo mettere in campo, oggi come società, per superare le attuali difficoltà. Questa che stiamo attraversando non è soltanto un’emergenza sanitaria. Il nemico che affrontiamo, oggi come allora, mette in discussione la possibilità di una vita normale, la nostra libertà di movimento e di riunione, la possibilità di lavorare per vivere e per sostenere le nostre famiglie, la libertà di incontrarci per fare cultura, sport, per costruire e far progredire la nostra società.
Oggi come allora, solo l’unità tra di noi e la capacità di mettere l’interesse collettivo al di sopra degli interessi di parte farà la differenza. Sicuramente usciremo da questa emergenza, ma oggi come 75 anni fa non è indifferente il modo in cui ne usciremo: se da protagonisti o in balia degli eventi, lottando per la libertà e il futuro o aspettando che qualcuno o qualcosa ci dica quanto e come, domani, potremo essere liberi.
E oggi nella città in cui gli invasori firmarono la resa direttamente nelle mani della Resistenza, l’augurio e l’incoraggiamento che ci facciamo l’un altro, tra Istituzioni e cittadini, tra politica e società civile, è di mettere in gioco tutte le nostre forze, le nostre energie migliori per uscire insieme a testa alta da questo momento buio. Vittoriosi non per caso o per fortuna, ma per l’impegno e la determinazione di tutti, ognuno secondo il proprio dovere. Insieme: se oggi potessimo essere in piazza come gli anni scorsi, vedremmo, anche con gli occhi, quell’unità che 75 anni fa ci ha permesso di uscire dall’incubo della guerra.
Oggi siamo distanti ma uniti, distanti ma non divisi: uniti proprio perché distanti, per la singolarità di ciò che sta accadendo. Torneremo ad abbracciarci e a sfilare insieme per celebrare la nostra libertà, che uomini coraggiosi ci hanno regalato 75 anni fa e di cui oggi dobbiamo di nuovo essere degni. Dobbiamo ancora stringere i denti, ma abbiamo tra di noi e in noi tutto che serve per uscire ancora una volta più forti e uniti di prima.
L’augurio che facevo l’anno scorso è che il 25 aprile sia vissuto sempre di più, come Festa fondativa della nostra nazione, voglio ripeterlo oggi con desiderio e convinzione ancora più forti.
Viva il 25 aprile, viva l’unità di donne e uomini che lottano ogni giorno per i nostri anziani, per i nostri bambini, per la memoria e per il futuro, per il benessere e la prosperità di tutti; viva la nostra libertà.
Giovanni Toti
Presidente Regione Liguria