Storia dell’istituto

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Significativamente le figure dei promotori e fondatori dell’Istituto si identificano con quelle di alcuni tra i principali protagonisti del movimento di Resistenza in Liguria, quasi a ribadire un senso di continuità ideale tra il momento della lotta di liberazione e la necessità di una sua valorizzazione, difesa e divulgazione, attraverso la conservazione di documenti e testimonianze.

Nella primavera del 1947 Giorgio Vaccarino, esponente di spicco della Resistenza piemontese, venne a Genova per incontrarvi Luciano Bolis che, dopo un anno di assenza successiva alla fine della guerra, era tornato nella nostra città per assumervi la funzione di Segretario regionale del Partito d’Azione ed era contemporaneamente divenuto depositario, per unanime designazione, degli atti e documenti del CLN regionale. Scopo dell’incontro era quello di comunicare a Bolis, compagno di idee e di partito, la decisione presa a Torino dallo stesso Vaccarino e da altri compagni della Resistenza appartenenti a tutti i partiti del CLN, di creare un Istituto storico della Resistenza con il fine immediato di raccogliere e ordinare la documentazione ancora esistente relativa al periodo della lotta di Liberazione sottraendola al rischio incombente di una sua dispersione. L’idea entusiasmò Bolis per il suo significato non solo storico ma anche civile e umano e gli apparve immediatamente condivisibile, perché gli avrebbe consentito un gravoso problema di ordine pratico, dare cioè una compiuta sistemazione al voluminoso archivio del Cln ligure, a lui affidato e, al momento, accatastato in un appartamento requisito nei giorni della Liberazione.

Bolis ai primi di settembre del 1947 indirizzò ai sei partiti del CLN regionale (azionista, liberale, socialista, comunista, democratico cristiano, repubblicano) l’invito a partecipare con propri rappresentanti a una riunione nella quale prendere una decisione analoga a quella piemontese. La riunione ebbe luogo l’8 ottobre 1947 e in essa fu approvata all’unanimità la proposta della costituzione di quello che venne denominato “Istituto storico della Resistenza in Liguria”. In una successiva adunanza del 19 novembre fu deciso di prendere accordi con l’Archivio di Stato per il deposito presso di esso degli atti e documenti del CLN regionale e nello stesso tempo lo stesso Luciano Bolis venne nominato direttore dell’Istituto.

Tra il dicembre del 1947 e i primi mesi del 1948 le decisioni assunte divennero operative: la sede dell’Istituto fu stabilita presso la casa Mazzini di via Lomellini 11, anche se la sua direzione effettiva operò di fatto in un appartamento di via Roma, ove la sede del CLN si era trasferita dopo la dismissione dell’hotel Bristol, già sede del comando tedesco, nella quale all’atto della liberazione il CLN si era insediato. Il 1° maggio del 1948 Ferruccio Parri  annunciò solennemente, nel corso di una manifestazione tenuta al teatro Carlo Felice, la creazione del nuovo Istituto, il secondo costituito in Italia dopo quello piemontese, illustrandone le finalità. L’atto formale venne redatto il 9 giugno 1950 presso il notaio Montaldo; in esso appaiono come promotori le seguenti personalità, eloquente immagine dell’unità politica della Resistenza: Luciano Bolis, Mario Cassiani Ingoni (Curti o Carrara ), Lazzaro Maria De Bernardis (Campanella), Annibale Ghibellini, Giambattista Lazagna, Bruno Minoletti (Pareto), Antonio Olivieri, Felice Perroni, Ettore Siegrist, Azzo Toni, Vittorio Acquarone, Michele Codignola, Augusto Solari.

Nello stesso periodo, a seguito di intese intercorse con il direttore generale degli Archivi di Stato, gli atti del CLN vennero depositati, previo consenso dell’ufficio stralcio del CLN circa il loro affidamento al neocostituito Istituto, all’Archivio di Genova. La consegna della documentazione avvenne attraverso una procedura che manteneva all’Istituto la proprietà dell’archivio, lasciando aperta la possibilità di revoca nel momento in cui esso, come poi avvenuto, si fosse dotato di una sede appropriata.

Nei primi anni della sua esistenza l’Istituto ligure si trovò ad operare in una realtà contraddistinta dalle tensioni e dai contrasti politici e sociali del periodo più acuto della guerra fredda che aveva creato contrasti e polemiche anche tra le stesse forze che avevano unitariamente partecipato alla Resistenza. Il suo ruolo, teso a valorizzare al di fuori di ogni presa di posizione politica il patrimonio ideale e culturale della lotta antifascista, gli consentì di svolgere, in nome di quei valori, un’opera di raccordo e d’intesa tra tutte le forze resistenziali, ad esempio nelle celebrazioni unitarie di cui fu promotore. Ciò gli ha permesso, anche per la qualità di personale prestigio dei suoi primi presidenti, di acquisire stima e considerazione da parte degli enti locali, qualunque ne fosse la direzione politica. Dal punto di vista delle risorse va ricordato che l’Istituto in quel primo periodo era ancora lontano dalla pienezza delle funzioni di un vero istituto storico, essendo privo cioè di quei mezzi, fonti e competenze professionali indispensabili per ottemperare alla propria ragion d’essere istituzionale e contribuire alla ricostruzione storiografica delle vicende di un periodo cruciale della storia contemporanea.

Luciano Bolis lasciò Genova e la direzione dell’Istituto nel 1953 per incarichi relativi al suo impegno federalista europeo. Negli anni successivi affluirono all’Istituto documenti e testimonianze del periodo della lotta di Liberazione, vicende su cui furono redatti molteplici volumi e saggi. In quest’opera di acquisizione all’Archivio di importanti documenti, si distinse Giorgio Gimelli, giovanissimo protagonista della lotta partigiana, cui dobbiamo la compilazione di un’imponente storia della Resistenza ligure: Cronache militari della Resistenza in Liguria.

Quanto alle sedi di cui l’Istituto poté fruire, ad esse costantemente provvide, dopo quella già citata della casa Mazzini di via Lomellini, il Comune di Genova, con il quale l’Istituto instaurò uno stretto rapporto di collaborazione che dura tutt’oggi e rinsaldatosi con tutti i sindaci succedutisi nel tempo da Adamoli e Pertusio in poi. Assegnati nel 1948 due locali situati nell’atrio di Palazzo Tursi, l’Istituto potè successivamente disporre di una sede al terzo piano del palazzo delle Torrette in via Garibaldi 14 e, infine, dell’attuale prestigiosa collocazione in via del Seminario, nel complesso della biblioteca Berio.

Il primo Presidente dell’Istituto ligure, dal dicembre 1949, è stato Bruno Minoletti, membro liberale del CLN regionale e presidente della Camera di commercio, cui gli successe all’inizio del 1952, a seguito delle sue dimissioni per ragioni di lavoro, Mario Cassiani Ingoni, già rappresentante del Partito d’Azione nel CLN regionale. Dal novembre 1975 fu Lazzaro Maria De Bernardis a presiedere l’Istituto fino al 1992, anno in cui assunse per ragioni di salute la presidenza onoraria. Lo sostituì l’avvocato Raimondo Ricci, partigiano, deportato a Mauthausen, senatore. A seguito di una modifica statutaria l’Istituto ha assunto, nell’aprile 1997, la denominazione di Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea (ILSREC), ampliando il proprio campo d’azione allo studio e all’approfondimento della storia del Novecento.

Attualmente il Presidente è Giacomo Ronzitti.

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