Di sicuro c’è solo che aumenterà il prezzo delle sigarette. Per coloro che sono arrivati alla terza età, una lacrimuccia di nostalgia: come eravamo belli e giovani mezzo secolo fa, quando i volatili ma sempre stabilmente democristiani governi di Emilio Colombo, Mariano Rumor, Giovanni Leone, alle prese con i conti sballati sfornavano per Natale il solito Decretone a raccattare qualche soldino. Venti, cinquanta, cento lire in più sul pacchetto di Marlboro o di Nazionali senza filtro.
Sacramentavano i fumatori (allora tanti, e non soggetti a divieti) e festeggiavano i contrabbandieri napoletani. Invano qualcuno si sforzava di proporre lo sciopero del tabacco come nell’Ottocento a Milano contro gli austriaci.
Tutto il resto è noia o inutile confusione. Pensioni? Vedremo. Reddito di cittadinanza? Chissà quando e come. Flat tax? Per ora non si può. Ma si sono inventati la tassa sulla gazzosa, e questa almeno è nuova.
Di sicuro c’è che la gazzarra quotidiana ci è già costata un paio di miliardi e ogni giorno contribuisce a far montare il debito. Ma chissenefrega, tanto il debito lo pagheranno i nostri nipoti. Lo dicevano già i nostri nonni.
Questi qui che adesso governano l’Italia si sono divisi i compiti: uno fa il lavoro sporco e gli altri, per statuto o per contratto, si incaricano di rendere il popolo felice. L’uno ci riesce bene, gli altri invece fanno spesso cilecca, tanto è vero che la gente ha cominciato a braccarli con metaforici forconi dal piede delle Alpi fino alla punta del Tacco, passando per il sacro Campidoglio.
Il lavoro sporco è lasciare consapevolmente annegare le persone, sequestrarne altre sulle navi per settimane, cacciarne altre ancora in mezzo alla strada cancellando pure quel poco di aiuto che avevano. Il lavoro sporco è escludere i bambini dalle mense delle scuole, tollerare il regime di schiavitù che prospera nei campi e nei frutteti e istigare i seguaci ad aprire la stagione della caccia: già più di uno si è sentito in dovere di premere il grilletto.
Quelli che dovrebbero rallegrare il popolo ci riescono invece raramente, e soltanto grazie a svarioni lessical-numerici come quello di una specie di ministra la quale pretenderebbe di fare indagini a 370 gradi. Per il resto sono sempre troppo incazzati per essere anche divertenti.
Pur di inventarsi un nemico diverso dai soliti Negri, adesso hanno dichiarato guerra ai Giornalisti ma per screditarli sono stati capaci di trovare solo l’insulto più antico e abusato del mondo.
Insieme a molte altre cose, questi qui ignorano che la parola “puttana” ha smesso di fare scandalo proprio una cinquantina d’anni fa, ai tempi dei Decretoni democristiani, quando il giovane Fabrizio cantava le gesta di Carlo Martello e metteva in poesia i tristi riti di via del Campo. Ai testi di quelle immortali ballate collaborava un oscuro impiegato di nome Paolo Villaggio, quello che è poi diventato il più grande comico del nostro tempo. Sarà ricordato molto a lungo con affetto e simpatia.
Ma lui era un comico serio: lui non sarà ricordato soltanto per una parolaccia.
P.S.: È stato nel frattempo approvato il decreto per il ponte di Genova: tre mesi per scarabocchiare cifre e parole inconsulte su un foglio di carta. Per il ponte, aspetta e spera. Però è già cominciata la festa grande. A Ischia.