La povertà e i miserabili

di Marco Peschiera

2_Peschiera_Salvini di Maio

Una sera d’autunno, dal balcone di palazzo Chigi, qualcuno ha annunciato di avere abolito la povertà. Vedremo. Nel frattempo tanti auguri, soprattutto ai poveri.

Di sicuro però a palazzo Chigi non sono riusciti a sconfiggere la miseria. La loro.

Delle miserie di Salvini, il Ministro Travestito, ci vengono serviti pluriquotidiani assaggi a colazione, aperitivo, pranzo, digestivo, merenda, apericena, cena e bicchiere della staffa: ricorrenti spot alla bulimia e all’alcolismo con condimenti di invettive e insulti a negri e prelati, sindaci e scrittori, europei e annegati, soccorritori e magistrati, africani e cantanti. Aspettiamo la birra ghiacciata e il rutto libero.

Salvini è quello che per lucrare un voto e un sondaggio guarda serenamente e con la coscienza a posto i naufraghi mentre affogano, e siamo già alle centinaia in poche settimane del nuovo anno. Peraltro è il capo di un partito che ha rubato agli italiani (“prima gli italiani”) 49 milioni di euro e che è ancora sotto inchiesta con l’accusa di averli riciclati in paradisi fiscali.

Ultimamente frequenta gente sempre peggiore ed è un po’ circondato da un alone di sfiga: bacia e abbraccia un tifoso ultrà (delinquente e trafficante di droga) e il giorno dopo glie ne ammazzano un altro in gigantesca rissa.

Poi va a cercare alleati in giro per l’Europa e si ritrova a braccetto con i capi della Polonia, che però gli danno il due di picche. E appena riparte per l’Italia uno scagnozzo del regime amico va per le strade di Danzica a uccidere il sindaco dell’opposizione.

Trova invece alleati fedeli quando va in trasferta elettorale in alcuni staterelli del Sud Europa, tipo Campania, Sicilia e Calabria, dove tanti baciamani e tante professioni di fedeltà, nonché voti, gli arrivano da capibastone e capifamiglia, quel genere di gente che proprio lui – se ricordasse di passare qualche volta alla sua scrivania di ministro dell’Interno – dovrebbe far sbattere in galera per poi buttare via la chiave. Ma si sa che da quelle parti, e per quelle famiglie, da qualche tempo è ricominciata la pacchia. Tanti auguri anche a loro, che gli rimanga almeno un po’ di sfiga.

Forse però Salvini può almeno essere considerato uomo intelligente oppure, secondo il punto di vista, furbo.

Non altrettanto si può dire dei suoi alleati a cinque stelle. Per rispetto del lavoro dei comici è inopportuno occuparsi di Toninelli, se non per ricordare che anche grazie a lui Genova aspetterà il nuovo ponte ancora per molti mesi, al massimo anni.

Del resto, quanto a miseria intellettuale, il primato di Toninelli è ormai in pericolo dopo l’irruzione sulla scena di un altro grillino fino a poco fa ignoto, tale Alfonso Bonafede titolare del ministero di Grazia e Giustizia. Si è presentato alla ribalta con un video musicale per celebrare l’arrivo in Italia, in manette e tra nugoli di agenti, di un vecchio terrorista che ha concluso le sue fughe tra due continenti. Disgustosa gogna – un salto indietro non di quarant’anni, ma di quattrocento – per un comune assassino che non era un uomo importante nemmeno all’epoca sua. Ma almeno per una volta Bonafede ha superato le miserie di Salvini.

Chi invece non riesce mai a prevalere nemmeno nella miseria è la viceministra Castelli che sostiene di occuparsi di economia e allo scopo è lautamente stipendiata. Pareva la donna di punta ma gli strateghi della stellata comunicazione sembrano averla messa in quarantena da quando si è ridotta a balbettare argomenti a lei e a chiunque incomprensibili di fronte a uno, l’ex ministro Padoan, che forse di Economia qualche nozione la possiede.

Castelli comunque è sempre meglio della sua collega Lezzi, ministra per il Sud, la quale ai tempi del centrosinistra disse un giorno che il Pil cresceva per via del gran caldo estivo e dei condizionatori accesi. Adesso che è inverno e il Pil va sempre più giù, dovremmo dare la colpa alle stufe a legna.

Ha provato a entrare nella miserabile competizione anche la ministra della Salute, che di nome fa Giulia ma di cognome, poverina, è Grillo. Si è barcamenata per mesi tra Sì-Vax e No-Vax fino a concepire la sublime espressione “obbligo flessibile”. Purtroppo, però, l’altro Grillo (Beppe) all’improvviso si è scoperto favorevole ai vaccini.

Il Principe della miseria resta comunque Di Maio. Ha aggirato lo scandaletto del padre che lavora in nero e vive tra edifici abusivi, adesso sorride e pare più spigliato nel parlare, soprattutto da quando ha imparato ad aggirare anche i congiuntivi.

Il suo problema, però, è che dopo averci reso tutti più poveri di un qualcosa come tre miliardi (ed è solo il primo acconto dello spread) non ha ancora capito dove trovare i soldi per abolire sul serio questa benedetta povertà. Pare che stia chiedendo consigli a Di Battista che la sua, di povertà, l’ha già abolita da un pezzo.

Fuori classifica, fuori categoria e fuori tutto è infine il senatore Lannutti che se ne è uscito con l’ultima sul complotto dei banchieri ebrei. A supporto ha citato i “Protocolli dei Savi anziani di Sion”. Costui forse ignorava che quel libro è uno dei più celebri falsi della storia. Fu compilato nei primi del Novecento dalla polizia segreta dello Zar di tutte le Russie e poi entusiasticamente riprodotto dai nazisti negli anni Venti e Trenta a sostegno delle tesi antisemite. Un secolo fa questo termine ancora non si usava ma si trattava di una fake news. Traduzione in italiano andante: una Solenne Cazzata.

Anche se era già impegnato nella sua più recente Solennità – la guerra coloniale alla Francia in territorio africano – dal senatore si è dissociato perfino Di Maio. E con ciò si è detto tutto.

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.