Carissime sardine risalite la corrente

di Marco Doria

 

Insieme a migliaia di genovesi mi sono trovato alcuni giorni fa in piazza De Ferrari per rispondere all’invito lanciato dai promotori genovesi della manifestazione delle “sardine”. Una manifestazione assai partecipata, così come le manifestazioni che l’avevano preceduta, a partire da quella che ha riempito piazza Maggiore a Bologna per arrivare a quelle di Firenze e Milano e di tanti altri centri italiani.

Per antica consuetudine partecipo a manifestazioni di cui condivido il documento che le ispira e che le muove, al quale non ritengo corretto attribuire ulteriori significati. Esplicito era nel testo che hanno diffuso gli organizzatori della prima manifestazione, quella di Bologna, il rifiuto delle menzogne seminate a piene mani, e purtroppo da tempo, nel nostro paese; si rifiutava, e si rifiuta, un discorso pubblico violento, carico d’odio e di ostilità, si dice no all’impostazione leghista (“Bologna non si lega”) e per converso ci si richiama a valori fondanti della nostra democrazia: non è casuale che siano stati cantati nelle piazze piene di gente il nostro inno nazionale e Bella ciao.

E ancora forte era il richiamo alla politica, accettata come strumento con cui si affrontano civilmente i tanti problemi della nostra società, rifiutata se assume quelle posizioni contro cui i manifestanti sono scesi in piazza, e se si riduce a mera occupazione del potere. Da qui l’invito, rispettato, a non portare simboli di partito. Sulla base di questo insieme di motivi si sono ritrovate unite tante persone. Guardando alla piazza genovese, molti erano coloro che non sono soliti a partecipare a iniziative considerabili politiche in senso stretto; molti altri erano invece abituati a scendere in piazza e hanno trovato l’occasione, giusta e giustamente colta, per manifestare la loro contrarietà a una preoccupante marea montante. Sotto questo profilo un risultato assolutamente positivo (e da non disperdere) di queste manifestazioni è evidenziare che esistono nella nostra società anticorpi diffusi capaci di contrastare razzismo, populismo e violenza.

Non penso però che tutto ciò sia oggi sufficiente. Le tante “sardine” che si stringono insieme in modo civile, polemico certo ma gentile (mi viene in mente il titolo di un pregevole libretto che riprende il testo di una conferenza di Norberto Bobbio, “Elogio della mitezza”) devono nuotare controcorrente come i salmoni. Devono per diventare maggioranza, e non possono riuscirci da sole, scardinare quelle dinamiche che sostengono un pensiero violento, populista e di destra. Ancora torna il pensiero di Bobbio, e non solo suo, capace lucidamente di distinguere tra destra e sinistra. Si tratta di categorie non superate dalla storia, ancorché da calare con intelligenza, sensibilità e correttamente nella società del XXI secolo. È questione italiana certamente, ma non soltanto: basta vedere quanto accade in tanti Paesi dell’Europa occidentale, i più simili al nostro, pur nelle ovvie differenze, per percorso storico e per cultura. Torna dunque prepotente a emergere l’esigenza di politica, che significa sapersi schierare contro una pericolosa deriva, affermare valori fondamentali, ma anche definire un progetto di governo del nostro Paese. Politica con la P maiuscola, quella che le “sardine” auspicano nel loro manifesto, politica disinteressata a tutto se non al bene comune.

Dunque è necessario costruire una politica che partendo dalla mobilitazione degli anticorpi, definisca un progetto, dei programmi; che sappia realizzare le inevitabili e necessarie mediazioni. Queste considerazioni non possono essere ovviamente indirizzate soltanto alle generose “sardine” di cui credo ci sia un estremo bisogno. Essendo presente a De Ferrari mi sento assolutamente uno di loro, tanti e diversi ma con tanti punti in comune. La ricerca costante dei punti in comune deve caratterizzare l’azione politica e il messaggio che le “sardine” hanno lanciato deve essere raccolto. Ma non siamo più nella situazione in cui partiti e forze organizzate, capaci di mobilitare energie  e capaci di produrre idee, raccolgono una sollecitazione forte; siamo in una fase in cui le forze politiche sono esangui e disarticolate, poco capaci di confrontarsi con quanto si muove nella società di positivo, e di contrastare quella marea cui le “sardine” si oppongono.

Per questo penso che il passo successivo, che deve intrecciarsi con il moltiplicarsi di manifestazioni simili a quella di piazza De Ferrari, debba essere quello di una rigenerazione della politica. Una rigenerazione possibile se si continueranno a vedere insieme facce nuove, e giovani, e quelle di quanti hanno una lunga esperienza di manifestazioni sulle spalle, che debbono continuare a manifestare animati da valori sempre validi ma consapevoli dei grandi cambiamenti avvenuti e di quelli tuttora in atto.

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.