Una montagna di chiacchiere e urla; valanghe di veleni e di insulti; alcune pessime figure internazionali; svariate decine o centinaia di persone (donne e bambini inclusi) lasciate annegare e accompagnate dall’indifferenza o peggio dalla macabra derisione: la pacchia è finita.
A un mese e mezzo dalla sua travagliata nascita, è tutto qui il primo bilancio del governo giallo-verde-nero.
E mentre i porti sono chiusi, qualcuno minaccia di rinchiuderci di nuovo dentro le nostre aspre frontiere. Ma intanto le altre frontiere, quelle finanziarie, sono sempre aperte. E a migrare non sono i poveracci neri, ma (“prima gli italiani”) i soldi in nero dei ricchi nostrani: tra maggio e giugno, calcola la Banca d’Italia, hanno preso il volo ben 56 miliardi di euro, cioè quasi un miliardo al giorno. Qualcuno comincia a parlare di “rischio Argentina”. L’Argentina è lontana, ma si tratta proprio di noi.
Presieduto formalmente da Giuseppe Conte, gentile ed elegante avvocato che è stato risvegliato all’improvviso da una telefonata del Quirinale a proposito dello sbarco di una nave, il governo è in realtà rumorosamente occupato in tutte le sue articolazioni dal capo della Lega Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, che si è allargato in poche settimane con bulimica voracità: a proclami alterni fa anche il ministro degli Esteri, della Difesa, della Sanità, dell’Economia, della Famiglia, dell’Istruzione, dei Trasporti, delle Infrastrutture e di troppe altre cose. E meno male che non esiste più il ministero della Guerra.
Salvini non manca di occuparsi perfino del ministero della Giustizia, anche perché da tempo la Giustizia si occupa del suo partito che ha avviato con largo anticipo la fuga dei capitali all’estero: si tratta di 49 milioni truffati allo Stato italiano dalla Lega Ladrona e che ora dovrebbero essere restituiti. Solo che qualcuno li ha già fatti sparire.
Andrebbe ricordato che del governo fa parte anche Luigi Di Maio, il capo politico del partito (o Movimento) più votato. Finora, però, risulta non pervenuto, anche se si sforza di farsi udire, tra gli urlacci del roboante alleato, cinguettando ogni tanto intorno a miracolosi redditi e altrettanto miracolosi sconti fiscali. Ma non ci crede nessuno, forse neanche lui.
Andrebbe infine ricordato che in mezzo a tale panorama di miseria umana, di incapacità e di cattivismo propagandistico avrebbe occasione di prosperare una forte e dignitosa opposizione. La quale però è ancora troppo impegnata nella sua attività preferita, cioè fare l’opposizione a se medesima.
Per fortuna c’è un’ottima notizia, anche se arriva da fuori: si è sfasciato il governo populista-conservatore della Gran Bretagna, quello che in base a un referendum truffaldino ha sancito la Brexit e rianimato tutto il becerume nazionalista dell’Est, dell’Ovest, del Nord e del Sud. I britannici l’hanno già pagata cara (in termini di perdita di mercati, di prestigio, di occupazione e di sterline) e adesso è possibile che decidano di fermare tutto e perfino di fare marcia indietro. Perché i populisti, i nazionalisti e i reazionari sono sempre stati così: gridano tanto, fanno un sacco di danni, distruggono tutto e nella loro isteria paranoica possono arrivare a sterminare genti e popoli ma, dopo tanto gridare, alla lunga restano senza fiato.