Da tempo ormai si moltiplicano manifestazioni (pubbliche e private) che fanno riferimento a modelli riferibili a comportamenti di stampo fascisti, e a volte nazi-fascisti, di organizzazioni, prevalentemente giovanili, che si richiamavano a ideologie negazioniste, nostalgiche del passato, di chiaro stampo razzista e antidemocratico.
In alcuni casi, inoltre, tali manifestazioni si collegano anche a fenomeni di criminalità organizzata dando luogo a preoccupanti fenomeni di violenza e sopraffazione.
La società civile, la grandissima parte dei cittadini, tutte le organizzazioni che fanno riferimento ai principi dell’antifascismo e della difesa dei valori della Costituzione, manifestano una forte preoccupazione per l’insorgenza di questi fenomeni, anche in considerazione del fatto che organizzazioni e partiti politici presenti e operanti nell’arco costituzionale assumono atteggiamenti ambigui e contraddittori invece di posizionarsi su doverose scelte di ferma condanna di queste manifestazioni e di questi comportamenti.
Nel complesso clima politico che i cittadini hanno di fronte, dove è difficile riuscire a ritrovare una propria chiarezza politica, nelle scelte e nelle indicazioni di voto, in un momento in cui la crisi economica ha gettato moltissime famiglie nella indigenza e nella carenza di prospettive di sviluppo sociale, economico e culturale, in cui la disoccupazione e la disaffezione al lavoro dei giovani, crea masse di persone che rinunciano alla ricerca di un lavoro dignitoso e di una prospettiva di vita migliore, in questo contesto complesso e per il quale non vi è interesse da parte della classe politica a individuare effettivi rimedi ed efficaci correttivi, sta maturando la posizione nostalgica da un lato di chi fa riferimento “ai tempi in cui il fascismo ha fatto buone cose” dall’altro una spinta razzista e di discriminazione razziale nei confronti di colori i quali, perseguitati e discriminati nei propri Paesi di origine, sono alla ricerca di opportunità di lavoro e di tutela sociale in un contesto democratico.
Da qui sorge una delle principali ambiguità e falsità delle problematiche in ballo nella nostra società.
Le posizioni politiche che si contrappongono all’ingresso dei migranti assumono atteggiamenti politicamente aggressivi, fanno riferimento ai rischi di criminalità crescente e potenziale, di sopraffazione del cittadino italiano di fronte ad altre realtà razziali, del furto del lavoro, delle necessità di tutela dell’ “italianità” nei confronti di altri, costituiscono una degli elementi (forse il più importante) che consentono il proliferare di questi nuovi fascismi i quali, infatti, fondano sul problema razziale la maggior parte delle iniziative.
Anche il tema culturale ha il suo rilievo e una notevole importanza: non si può però ritenere che la soluzione a una problematica cosi complessa possa essere risolta solo ed esclusivamente con il richiamo alla difficoltà di esprimere in maniera compiuta le vicende che hanno regolato la nostra storia contemporanea, in riferimento proprio all’affermazione, sviluppo e caduta del regime fascista.
Sarebbe particolare, a mio avviso, fare solo ed esclusivamente riferimento alla necessità di una più completa e strutturata formazione culturale: non va dimenticato che molte delle organizzazioni neofasciste svolgono significativi interventi del contesto sociale, soprattutto nei confronti dei meno abbienti, degli emarginati sia mediante aiuti materiali sia proponendo una propaganda di sfondo chiaramente razziale e razzista, dove vengono poste in rilievo le asserite rischiosità di coloro i quali, come cittadini italiani, pensano che il loro benessere sia posto in crisi dall’avvento dei cosiddetti “extracomunitari” che “rubano” il lavoro, le case, le opportunità a chi, al contrario, ne avrebbe diritto.
Nessuna analisi viene fatta sulla reale condizione sociale del nostro Paese, con una situazione di invecchiamento della popolazione dovuta alla assoluta scarsità delle nascite causate non soltanto dalle assenze di prospettive e dalla crisi economica ma, più in generale, da una incapacità di cogliere prospettive di un futuro migliore.
In tal senso va detto che la presenza degli stranieri, ormai strutturalmente integrati nella nostra società, consente non soltanto un incremento della popolazione attiva (senza l’apporto degli stranieri del 2040 la popolazione italiana si aggirerebbe sui 40 milioni) ma le rimesse agli enti previdenziali consentono di avere una prospettiva di assistenza mutualistica e pensionistica che altrimenti, con una popolazione ormai anziana, non troverebbe adeguato supporto economico.
Ci troviamo sostanzialmente di fronte a una sorta di “fascismo sociale”, forse meno aggressivo nelle forme e nei modi di estrinsecazione ma non meno pericoloso ove si valuti proprio la possibilità di penetrazione nel contesto sociale di chi, ormai poco ha da perdere.
In questa direzione si muove anche l’iniziativa proposta dall’Anpi “Mai più fascismi” che invita tutte le forze e le istituzioni democratiche a mobilitarsi per scongiurare la minaccia per la democrazia insita nelle manifestazioni di cui abbiamo parlato.
L’invito ha raccolto molte adesioni e molte ne sta raccogliendo, ma accanto a ciò si deve sviluppare un forte sentimento democratico di contrasto ai populismi, ai fascismi a tutte le manifestazioni esaltative del ventennio che tanti danni (dei quali molti ancora non riparati) ha prodotto nel nostro contesto socio- politico.