Populisti senza popolo e sovranisti senza regno

di Marco Peschiera

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Buone notizie sul fronte occidentale. Ottime dall’Est e persino dai confini con l’Asia.

In Gran Bretagna si affloscia come un appiccicoso pasticcio la Brexit, la più stupida delle invenzioni degli ultimi decenni.

In Francia si sfalda il movimento dei “gilet gialli”, la destra estrema e la sinistra psichiatrica unite in associazione per delinquere finalizzata all’incendio di palazzi e al saccheggio di esclusive vetrine. Erano già abbastanza sfasciati tra loro e adesso, dopo l’accidentale rogo di Notre Dame, difficilmente potranno di nuovo farsi vedere in giro: i parigini ne hanno già avuto abbastanza.

La canaglia si manifesta anche nell’estremo Nord ma i “Veri Finlandesi”, pur riscuotendo un notevole successo, non vanno oltre il secondo posto in un Parlamento frantumato dove il primo partito (socialisti democratici) raccoglie appena il 17 per cento dei voti.

In Slovacchia ha però vinto le elezioni ed è presidente della Repubblica una signora di nome Zuzana Caputovà che fino a un anno fa non si era mai occupata di politica. Identità insicura come tutto il nostro presente, ma la signora è un po’ liberale, un po’ socialista, con un tocco di ambientalismo, parecchio europeista, comunque dalla parte dei diritti civili e delle minoranze che in Slovacchia sono numerose e sparse. Insomma il contrario dell’ottuso nazionalismo che ha tentato di affermarsi in quella nazione inventata.

Occorre ricordare che la Slovacchia è uno degli Stati del “gruppo di Visegrad” con Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca: cioè quelli che, parlando sempre male dell’Europa, all’Europa medesima succhiano da sempre sacchi di soldi senza mantenere mai un impegno; quelli che alzano muri contro immigrati che non ci sono e tanto per cambiare se la prendono con gli ebrei; quelli che pregano per la vita mentre ammazzano gli oppositori; quelli che chiudono i giornali ma inaugurano prigioni. Se la tendenza è quella giusta, la scroccona accozzaglia populista-sovranista potrebbe presto perdere un pezzo: non più un gruppo, al massimo un trio.

Invece in Turchia il sanguinario sultano Erdogan perde tutte le grandi città da Ankara a Istanbul e si riduce a piagnucolare che le elezioni non sono state regolari. Detto proprio da lui.

Sui populisti-sovranisti dell’attuale governo italiano non si trova più nulla da dire, anche perché dicono già fin troppo e se ne dicono tra loro ogni giorno. I Gialli ormai hanno finito la benzina, invece l’Uomo Verde ha corso come un forsennato ma ora rallenta e comincia a guardarsi intorno con l’aria di quello che ha perso la strada ed è sprovvisto di navigatore.

Puntano al grande traguardo delle elezioni europee – vincere e vinceremo – ma è già ben chiaro adesso che i Gialli ne usciranno viola, mentre il Verde forse farà un suo macabro raccolto di voti dopo aver seminato per il mare centinaia di cadaveri di annegati, però poi quei voti in Italia farà fatica a spenderli e in Europa saranno voti senza valore.

Entrambi, quelli gialli e quello verde, sono ridotti a mendicare improbabili alleanze e a farsi fotografare con altri populisti-sovranisti qua e là nel continente. Ma li raccattano tra gli avanzi in quegli ambienti dove lo slogan “prima gli italiani” è volentieri inteso come “prima gli italiani fuori dai piedi”.

Comunque vadano le Europee, ancora per un po’ faranno finta di stare insieme e terranno in vita questo fantasma di un governo, ma ormai sembrano belli scoppiati come tutti gli altri sfasciacarrozze dei dintorni.

La cattiva notizia è che in meno di un anno sono riusciti a sfasciare anche l’Italia, o quel poco di buono che ne era rimasto. Non c’è dunque da essere troppo ottimisti ma ora è Pasqua e poi arriva il 25 aprile. Intanto si fa festa, poi vedremo.

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.

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