In vista del voto del 4 marzo Europeisti contro sovranisti – di Carlo Rognoni

Promesse tanto immaginifiche quanto irrealistiche. Idee e proposte che ci fanno sognare un mondo e un Paese migliore. Slogan a effetto per sedurci, per conquistare la fiducia e soprattutto il voto di quanti più elettori possibile.

Ora sappiamo che le campagne elettorali non sempre sono il terreno della serietà, della responsabilità, della credibilità. E tuttavia questa volta c’è chi sta davvero esagerando, chi sta giocando con la nostra intelligenza, chi scambia la nostra disponibilità ad ascoltare per colpevole ingenuità.

E tuttavia quello che a me dà più fastidio non è tanto l’idea di essere scambiato per un cittadino credulone, bensì la mancanza da parte di tante troppe forze politiche di un’idea forte, dell’unica che potrebbe aiutarmi a capire come orientarmi nel voto del 4 marzo.

Alle prese con uno dei periodi più drammatici, difficili, oscuri, contraddittori della nostra storia, ecco che cosa avremmo bisogno di sapere e che davvero pochi ci raccontano. Siamo nel mezzo di un fenomeno mondiale come la globalizzazione che ci ha colto del tutto impreparati. Si è indebolito oltremisura il potere dei governi nazionali, trasformati in soggetti presuntuosi, pretenziosi, diventati maestri del girare a vuoto. Due rivoluzioni, quella digitale del sistema delle comunicazioni e quella finanziaria, con alcune multinazionali che la fanno da padrone, stanno ridimensionando se non addirittura ridicolizzando gli Stati nazione. Le nostre democrazie sembrano sempre più imbelli, sicuramente sotto schiaffo. La politica tradizionale dei soliti partiti dà la sensazione di essere autoreferenziale, e sempre più staccata dai bisogni e dagli interessi dei cittadini.

Una risposta possibile c’è. Ecco allora che mi sono convinto che non è vero che siamo alle prese con un sistema tripolare (centro sinistra, centro destra, Cinque Stelle) per di più alimentato da una legge elettorale pessima che favorisce la frammentazione partitica, figlia della sconfitta referendaria del 4 dicembre 2016. Domenica 4 marzo l’Italia si gioca una partita a due. Sul tema della sovranità.

Da una parte chi ha capito o ha cominciato a capire che a noi italiani serve più Europa, non meno, che ci serve un’alleanza rafforzata con Emmanuel Macron e con Angela Merkel, che abbiamo bisogno di cedere più sovranità a Bruxelles. Perché solo la dimensione continentale europea può aiutarci nel confronto mondiale con potenze continentali come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, e perfino l’India con il suo miliardo di abitanti.

Dall’altra parte le forze politiche che si definiscono nazionaliste, che scaricano sull’euro le responsabilità che non sanno gestire, che davanti a fenomeni come il terrorismo, il bisogno di sicurezza, come l’immigrazione crescente e incontrollata, la crisi economica e occupazionale, figlia anche del peso crescente delle nuove tecnologie, sostengono il bisogno di “un recupero di sovranità”. Come se toccasse a governi nazionali vedersela con problemi macroscopici, continentali. Come se quei governi nazionali non avessero già perso quella sovranità di cui disponevano. Non capendo che il guaio vero è la mancanza di una sovranità europea.

Pensiamo alla Difesa, come un solo primo esempio. La Russia ha il Pil dell’Italia ma il suo bilancio della Difesa è fra i più grandi del mondo. Insomma c’è nel mondo chi ha “la spada” mentre noi disponiamo di 27 sciabolette di latta. Nell’insieme, come singoli paesi dell’Unione, spendiamo per le nostre difese nazionali una cifra straordinaria. Se quella cifra fosse gestita da un governo federale europeo anche noi europei potremmo mettere sul tavolo uno spadone d’acciaio. Non è certo questa la nostra principale ambizione, e tuttavia è un esempio che la dice lunga su come potremmo immaginare il potere, la sovranità di un governo europeo di un domani.

 

Il 4 marzo 2018 è un po’ come il 18 aprile del 1948. Allora la scelta fu fra Est e Ovest. E gli italiani scelsero le democrazie occidentali pur con tutti i loro difetti e non scelsero il sogno dei soviet. Oggi si tratta di scegliere l’Europa con tutti i suoi difetti – per cambiarla certo, ma anche per riconoscerle il merito di una sovranità che ci ha garantito intanto la bellezza di 70 anni di pace. E si tratta di rifiutare per il nostro Paese una caduta nel giro del Terzo Mondo, con un debole e imbelle nazionalismo d’altri tempi.

 

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Autore dell'articolo: Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea

ILSREC - Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea. Questo Istituto, fin dalla sua fondazione nell'immediato dopoguerra persegue, con spirito di verità e rigore scientifico, lo studio e la divulgazione dei molteplici aspetti che hanno mosso e caratterizzato la Resistenza, nel quadro degli eventi che hanno drammaticamente segnato l’intera storia del Novecento.

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