Stacchetti

Silvano Stacchetti

Nato a Taleggio, in provincia di Bergamo il 6 agosto 1924, Silvano Stacchetti risiedeva a Genova, nel quartiere di Quarto.
Figlio di un medico condotto, frequentava il liceo scientifico Cassini, allora ubicato in piazza Carignano. Nei giorni precedenti l’entrata in guerra dell’Italia, gli studenti del Cassini inscenarono una dimostrazione contro i consolati di Francia e Inghilterra, invocando a gran voce l’intervento bellico. Due studenti si rifiutarono di accodarsi alla manifestazione e, tra urla e minacce, decisero di entrare a scuola: i loro nomi erano quelli di Mario Carrassi e del sedicenne Silvano Stacchetti.
Come scrisse Mario Carrassi al padre di Stacchetti nell’ottobre 1945, il suo ex compagno liceale
“non parlava mai di sé e di ciò che faceva. Meditava: e, presa una decisione, agiva conseguentemente con fermezza virile. L’amore di Silvano per la libertà e la sua fede antifascista lo facevano spesso prorompere in discorsi che dimostravano un’eccezionale maturità politica fin d’allora”. Del resto era stato lo stesso professore Pieraccini, docente di storia e filosofia, a rilevare “la sua superiorità, rispetto ai compagni, non solo dal punto di vista politico, ma per la singolare profondità di pensiero”.

Stacchetti in questo periodo diede vita ai primi nuclei di studenti antifascisti ed entrò nel Fronte della Gioventù:“era instancabile – ricorda ancora Carrassi -; ogni giorno aveva il suo pacco di giornali ed avvisi; qualche volta anche armi e munizioni. Molte notti era fuori ad affiggere manifesti del C.L.N. o del F.d.G.”.

Finito il liceo si impiegò come analista chimico alla SIAC di Cornigliano, continuando la sua attività antifascista: “nessuno meglio di me, credo – testimonia Milia Castello, collega di lavoro -, qui alla SIAC ha avuto modo di conoscere il suo animo di patriota; era incurante del pericolo e, pur di far trionfare la sua idea, si esponeva a continui rischi con la sua incessante e persuasiva propaganda. Più volte ho dovuto per suo ordine cucirgli nelle fodere della giacca numerosi manifestini, che dovevano servire a risvegliare sentimenti patriottici tra i compagni di lavoro”.

Saputo dell’arresto di Carrassi, avvenuto nel febbraio 1944, Stacchetti decise di salire in montagna per unirsi ai partigiani, ma, per problemi di salute, fu poi costretto a tornare in città e riprendere il lavoro, senza per questo cessare l’attività cospirativa. Scampato fortunosamente alla deportazione del 16 giugno 1944 saltando da un terrazzo dietro il suo laboratorio e fuggendo nella campagna, quattro giorni dopo Stacchetti tornò sui monti, in val d’Aveto, ove entrò a far parte della brigata Berto con il nome di battaglia “Mario”, in onore dell’amico Carrassi.

caro babbo, non preoccuparti per me,

sono contento di essere qui coi partigiani

“Caro babbo – scrisse in quei giorni al padre -, sto bene e assai meglio dell’altra volta. Non preoccuparti per me; sono contento di essere qui, e non tornerei indietro”.
La sua giovane vita venne recisa il 15 ottobre 1944: di ritorno da una missione al comando di brigata dislocato a Sopra la Croce, Stacchetti venne sorpreso presso il torrente Brizzolara, nel territorio di Borzonasca, da una pattuglia nemica che lo uccise in uno scontro a fuoco. Un documento del Comando della 57ª brigata Berto, inviato 17 dicembre al Comando della III divisione Cichero e firmato dal commissario politico “Franco” (Edilio Maltese) e dal comandante “Banfi” (Eugenio Sannia), relaziona sul tragico fatto:

Partigiano Mario Stacchetti Stefano di Elio – Genova Quarto.
Caduto il 15/10/44 mentre recapitava degli ordini al distaccamento Zichi del quale faceva parte. Entrato in banda nel giugno scorso dopo avere data molta attività in città nell’organizzazione del Fronte della Gioventù, anche in montagna si era distinto per la sua cosciente preparazione, il suo coraggio e la sua calma esemplare.

(Archivio storico dell’Ilsrec)

Tre giorni dopo la salma venne trasportata e sepolta nel cimitero di Borzonasca, da cui sarebbe stata traslata il 13 marzo 1960, come si può leggere in un trafiletto del “Secolo XIX” e del “Lavoro” conservati nell’archivio storico dell’Ilsrec, per essere tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero di Genova-Pegli. Al suo nome è stata intitolata una via nel quartiere di Quarto.

il Progetto  Team Classi Credits Ilsrec

Istituto Ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Liceo Scientifico Statale G. D. Cassini Genova

 

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